Durante gli incontri di Mediazione Familiare è solito incontrare un dolore necessario quanto difficile da attraversare . Il lutto. 
Scoprire che l'amore di un tempo non è possibile ricostruirlo. Consapevolizzare che non si è più corrisposti  è una delle esperienze più  laceranti che una persona possa sperimentare nel corso della propria esistenza.
Accettare la fine di un amore è un percorso personale  complesso che ha molte affinità con quello che avviene alla morte di una persona cara. 
Quello che spesso incontro è il paradosso della separazione psichica: con te sto male e senza di te sto peggio Nessun rapporto finisce di punto in bianco. Spesso le omissioni e il silenzio di parole che non si sono dette perché affossate dall'implicito ne divengono il deterrente. 
Di solito, la decisione di separarsi è conseguente ad uno periodo prolungato di profonda insoddisfazione: non si riesce più a stare bene insieme, si hanno valori e obiettivi diversi e inconciliabili, non si fa che litigare oppure al contrario, nella coppia regna la distanza emotiva e la mancanza di comunicazione.
Ma persino quando il rapporto è ormai compromesso, la scintilla si è spenta da anni e la fiducia reciproca è incrinata, accettare che si è ormai troppo lontani e allo svincolo è difficile da accettare spesso da parte di uno solo . Accettare la propria corresponsabilità nella fine dell'amore può essere tremendamente difficile.
Persino quando la relazione o il matrimonio è stato estremamente deludente e i due coniugi sono arrivati al punto di odiarsi, difficilmente la separazione viene vissuta come una liberazione.
Anzi, la maggioranza delle persone dopo il divorzio sperimenta un periodo di insicurezza personale e di estrema fragilità emotiva: a prescindere dalla durata del matrimonio, si esce dal divorzio in qualche modo “segnati” e cambiati.
Infatti, la dissoluzione del legame e del rapporto  non costituisce solo la fine di una storia d’amore importante ma anche di tutto quello che un matrimonio e tutta la sua progettualità esistenziale  rappresentano a livello psicologico: è la fine di un progetto di vita in cui si era creduto e scommesso, dei sogni per il futuro, di una relazione che si sperava sarebbe durata per sempre.
La separazione ed il divorzio rappresentano  una perdita affettiva importante che racchiudono in sé tante altre perdite (economiche, pratiche, sociali, familiari, ecc) e in quanto tale è in grado di scuotere in modo profondo l’identità e l’autostima.
La fine di una relazione è processo doloroso sia per chi prende la decisione di lasciare, ma per chi viene lasciato lo è molto di più.
Infatti, il partner che decide di interrompere la relazione, pur essendo costretto a sopportare il peso della responsabilità della decisione e dovendo fare i conti con il dubbio di aver fatto la scelta giusta e con i sensi di colpa, è quello che se la cava meglio perché è il meno coinvolto emotivamente.
Chi viene lasciato vive, invece, una dolorosa esperienza di abbandono e di rifiuto che può intaccare in modo molto profondo l’autostima e la fiducia nell’amore e nel futuro.
Il coniuge che ” subisce”  soffre molto più a lungo e molto più intensamente, ma se riesce a superare questa esperienza così devastante, esce dalla separazione con Io più forte e con una rinnovata consapevolezza delle proprie capacità e delle possibilità che la vita può offrire.

E. Kluber-Ross, psichiatra svizzera, ha elaborato e definito, nel 1970, il modello di elaborazione del lutto costituito da cinque fasi:
1. Fase della negazione o del rifiuto: caratterizzata dalla non accettazione della realtà, ad esempio “Non sta succedendo a noi, non ci stiamo separando!”
2. Fase della rabbia: dopo la negazione iniziano a manifestarsi emozioni forti, quali la rabbia e la paura, che esplodono in tutte le direzioni, investendo familiari, con frasi tipiche quali: “Perchè proprio a me?” “Non è giusto! Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?!”
3. Fase della contrattazione o del patteggiamento: in questa fase la persona inizia a verificare cosa è in grado di fare ed in quali progetti può investire. In questa fase la persona inizia a riprendere il controllo della propria vita e cerca di riparare il riparabile.
4. Fase della depressione: rappresenta un momento nel quale la persona inizia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo o ha subito.

5. Fase dell'accettazione: si sviluppa quando la persona ha avuto modo di elaborare quanto successo e arriva ad accettare la propria condizione con consapevolezza.


Guardiamo da vicino cosa accade nelle varie fasi che si attraversano 


La fase di negazione.Raramente la separazione avviene di comune accordo: di solito, quando la relazione finisce c’è un partner che prende l’iniziativa della rottura, cogliendo l’altro completamente di sorpresa.
Non è infrequente che chi è stato lasciato, faccia commenti del tipo. “c’erano dei problemi ma non pensavo che lui/ lei fosse così infelice”.
Persino quando tutto procede “abitualmente” partner che non ama più manda senza volerlo una serie di messaggi sotterranei di noia e di disinteresse che l’altro sembra incapace di cogliere.
Ma anche quando il partner mostra in modo inequivocabile il suo disamore, il coniuge più innamorato nega anche l’evidenza.
La ragione di tale cecità psicologica sta nel meccanismo di difesa della negazione, che ci permette di proteggerci dall’impatto di eventi traumatici, semplicemente negandoli.
Nelle prime fasi della separazione, la negazione è l’aspetto predominante.
Chi viene lasciato non riesce a credere che sia veramente finita, che l’altro lo voglia lasciare e che non lo ami più perciò continua a sperare in un improvabile ritorno di fiamma contro ogni logica e ogni evidenza.
Una completa indifferenza Quando la negazione è particolarmente forte ( e più intenso è il coinvolgimento emotivo più intensa è la negazione) si vive un temporaneo stato di indifferenza e apatia o addirittura di ottimismo ed euforia..
E’ il caso di quelle persone che sembrano affrontare il divorzio con perfetto aplomb e si mostrano subito pronto a voltare pagina, negando qualsiasi sofferenza.
Al contrario di quello che può sembrare, questa reazione tradisce un profondo turbamento emotivo e può essere il preludio ad un tracollo psicologico successivo.
Adesso che tu mi lasci, mi crolla il mondo addosso La maggior parte delle persone quando cominciano a rendersi conto che è finita e che il partner vuole veramente lasciarle, sperimentano un intensa sensazione di ansia e disorientamento.
Tale incertezza deriva dal rendersi conto di dover affrontare, forse per la prima volta, il mondo da soli, si ha la sensazione che il proprio mondo vada in pezzi e ci si sente sperduti e vulnerabili.
I cambiamenti sono sempre faticosi, anche quando sono voluti e desiderati, chi subisce la separazione è costretto ad affrontare suo malgrado una serie di cambiamenti piccoli e grandi in tempi molto rapidi.
Nessuna meraviglia che in un periodo così stressante, la salute ne risenta (dopo una separazione non voluta la probabilità di ammalarsi aumenta vertiginosamente!) e molte persone comincino ad accusare una serie di sintomi psicofisici quali insonnia ostinata, disturbi alimentari, estremo nervosismo, disturbi psicosomatici, ecc. Quando questi sintomi iniziano a comparire da compromettere la normale prosecuzione della vita quotidiana, allora arriva il momento in cui è necessario l'intervento della PSICOTERAPIA INDIVIDUALE. 
Altre persone nel tentativo di gestire l’ansia legata al radicale cambiamento di vita cercano di stordirsi con comportamenti compulsivi (spese eccessive, mangiare o bere troppo) o adottando uno stile di vita completamente diverso dal precedente: per esempio, il marito pantofolaio che esce ogni sera e fa le quattro del mattino o la moglie fedele che ha una serie di avventure di una notte.


Rimorsi e sensi di colpa.Non appena le questioni pratiche si sono sistemate e ci si ritrova a dover fare i conti con il letto vuoto, la casa silenziosa, e con tutti i cambiamenti che comporta la nuova vita da single, la maggioranza delle persone inizia a sperimentare una profonda sensazione di depressione. La depressione deriva dal fatto che cominciamo a renderci conto della perdita subita ma non riusciamo ( e non vogliamo!) accettarla.

Durante la fase depressiva la persona che è stata lasciata si addossa tutta la responsabilità del fallimento del matrimonio e si macera nel rimorso e nel senso di colpa.
In altre parole, continua a credere che se non avesse fatto certi errori, se avesse avuto un carattere diverso, sarebbe ancora felicemente sposata.
Paradossalmente questi dubbi sono la prova dell’attaccamento verso il partner e della buona volontà di far funzionare il matrimonio!
A volte, i rimorsi e i rimpianti vengono indotti dal ex partner: chi lascia, per sentire meno il peso del senso di colpa, si difende scaricando la responsabilità sul poveraccio che viene lasciato.
Questa fase è molto delicata dal punto di vista psicologico perché se non adeguatamente elaborata può portare chi sta vivendo la separazione a vivere il divorzio come la prova della propria inadeguatezza personale.
Dal punto di vista psicologico, questo ritenersi completamente responsabili della fine della relazione ha un altro risvolto: inconsciamente crediamo che se tutto dipende da noi e se la relazione è fallita per colpa nostra, se ci impegniamo abbastanza la relazione potrà essere riportata in vita.
Purtroppo questo non si verifica quasi mai : infatti, nel momento in cui l’altro non vuole più vivere il rapporto e non vuole neppure fare un tentativo per salvarlo è evidente che la relazione non esiste già più.
Non c’è più una coppia ma solo una persona che si illude che il rapporto esista ancora.


Una profonda rabbia Dopo alcuni mesi o settimane di depressione, comincia ad insorgere verso l’ex partner un sentimento di rabbia:mentre prima ci si dava tutte le colpe del mondo, adesso tutti i torti vengono attribuiti al partner.

Ci si percepisce come la vittima di una persona indegna che ci ha rovinato la vita.
In questa fase è normale provare un sentimento di rancore intenso nei confronti del proprio ex, nutrire dei desideri di vendetta o avere delle fantasie aggressive.
E’ una reazione normale e assolutamente necessaria del processo di guarigione psicologica, tuttavia se questi sentimenti non vengono elaborati in modo adeguato, si finisce per trascorrere tutta la vita sentendosi delle vittime e precludendosi la possibilità di amare di nuovo.
Una nuova rinascita.Dopo aver attraversato tutte le emozioni dolorose che l’elaborazione della rottura comporta, la persona che ha subito la separazione si rende conto che la vita gli offre numerose prospettive al di là del matrimonio.
Inoltre, molte persone escono dalla separazione con una rinnovata autostima e con una maggiore consapevolezza delle proprie capacità proprio perché hanno dovuto cavarsela da sole e padroneggiare sfide che ritenevano di non essere in grado di affrontare.
Tutte le esperienze negative offrono anche una possibilità di crescita e uno dei possibili doni che la fine del matrimonio comporta è quello di potersi riappropriare del proprio Io.
Non sono poche le persone che si rendono conto di desiderare uno stile di vita molto diverso da quello che conducevano con il loro partner. Una tipica reazione che si prova dopo la fine di una relazione, è la consapevolezza di quanto di se stessi si è sacrificato nel matrimonio.
Infatti, spesso per tenere in piedi un rapporto, specialmente quando non funziona, si è costretti ad accantonare sogni, interessi, preferenze ed aspirazioni.
Con la separazione gradualmente si comincia a diventare consapevoli e a ricoprire aspetti della propria personalità che erano stati annullati nella coppia.
Questo riprendere possesso di interessi e potenzialità dimenticate è sempre un momento entusiasmante : si ha l’impressione di vivere una seconda adolescenza e di poter fare delle scelte ( anche in campo affettivo) più in sintonia con i bisogni profondi.
Anche se nessuno deciderebbe di sua spontanea scelta di vivere un esperienza devastante come il divorzio, molti, quando riescono ad elaborare il lutto, si rendono conto che la separazione ha segnato l’inizio del loro sviluppo come persone e sono quasi grati al partner per averli lasciati.
Quando il lutto che consegue la fine di un rapporto significativo viene superato, si è in grado di riconoscere tutti i doni che la passata relazione ci ha lasciato.
Tutte i rapporti, anche quelli più negativi e più autodistruttivi, hanno qualcosa da insegnarci: anche solo a diventare più consapevoli dell’importanza della propria dignità personale.
Quando diventiamo in grado di pensare al nostro ex senza dolore e senza rabbia ma accettando il nostro passato, siamo pronti per innamoraci di nuovo!

Dedico queste righe ai miei clienti. Il dolore è necessario per poter rinascere. Ma occorre attraversarlo. O da soli con l'aiuto di un esperto che ci possa condurre per mano nella strada impervia dei vetri rotti.