sabato 8 giugno 2013

IL PRONTO SOCCORSO DELLA CRISI DI COPPIA. LA MEDIAZIONE FAMILIARE


“Amore non è amor che muta al mutar dei mutamenti o separarsi inclina quando altri si separano. Oh no, è un faro irremovibile, che mira la tempesta e mai ne viene scosso “

Con il sonetto 116 di William Shakespeare, espressione dell’amore ideale e romantico, mi accingo a scrivere queste mie righe per parlare dell’esperienza professionale e personale della mediazione familiare, all’interno delle vesti dell’amore che muta e si separa. Il “per sempre “ che si infrange dolorosamente nello scoglio  duro e difficile della quotidianità e del conflitto . Che lascia dolore e tristezza .
E’ ciò che accadeva a C e R., quando li incontrai per la prima volta. Marte e Venere, pianeti distinti e opposti, il maschile e il femminile uniti nell’incastro inconsapevole del “noi”
Il loro conflitto non aveva i tratti del dialogo acceso, rosso e urlato, ma toni soffocati e incerti dal sapore della noia e della incertezza.
Vivevano insieme nella stessa casa ma lontani i loro cuori, li aveva portati a vivere due vite distinte fuori dalla quotidianità dei ritmi familiari. Senza capire cosa stesse accadendo ai loro sentimenti pur sentendo un legame forte da non voler recidere.
E’ così che di solito si presenta una coppia in mediazione familiare: non sa cosa stia accadendo davvero al loro cuore  e al loro progetto di vita .
Capire il sentimento che muta e che ha sapori diversi dalle nostre aspettative ideali, diversi dai miti familiari e personali celati spesso dietro fiabe e i racconti che ascoltavamo da bambini. La scoperta dell’avvenuta perdita dell’altra metà della nostra mela e l’incontro con i desideri e sentimenti di distruzione e distanza.
Il mutare dell’amore nelle sue forme spesso ne diventa la causa,  quando si pensa e si crede che debba rimanere per sempre presente l’ innamoramento piuttosto che delinearsi come prima fase di un percorso di crescita insieme verso il sentiero dell’interdipendenza in cui ci si ritrova distinti e arricchiti dall’incontro con l’altro diverso da me .
Ebbene è dentro il lutto della perdita d’amore che inizia l’avventura della mediazione  familiare, che guarda dentro la coppia coniugale per capire cosa può essere accaduto ma si rivolge principalmente alla coppia genitoriale, quella che mai cesserà perchè genitori si è per sempre.
Tra l’elaborazione del lutto di un sogno sperato e di progetti che si infrangono, di sensazioni di fallimento per non essere riusciti a realizzare la coppia idealizzata  e la famiglia mitizzata, rimangono i figli, motore e spinta della mediazione familiare.
Quando la coppia si presenta senza figli, la mediazione ricompone la relazione con l’obiettivo di arrivare ad un accordo di separazione in cui le parti scelgono intenzionalmente e consapevolmente  come separare beni e patrimoni. Non facile e spesso tormentato se non si scava all’interno dei motivi del “la e allora” che fecero innamorare, e diedero origine al legame  di  coppia, gli stessi motivi che separano e allontanano nel “qui e ora” .
Proprio perché la mediazione familiare lavora all’interno e dentro il conflitto, esso acquista valore e senso, come modo per ricostruire la comunicazione e la relazione, un dialogo all’interno di un contatto presente e un sentimento cambiato. Sia che si esprima con il silenzio che con la rabbia, il conflitto ha dentro motivi latenti, antichi bisogni che ci portiamo dentro: essere riconosciuti, essere guardati e visti, essere apprezzati. In ciascuna persona essere amati  può avere significati e sapori dei più diversi a seconda di ciò che ci è mancato o di ciò che voglio riproporre come modello introiettato: può esserci desiderio di cura e protezione, desiderio di salvezza e di adorazione,  di dominio come di sottomissione, di appartenenza come di libertà. Questi desideri d’amore dai colori così diversi si incontrano e stabiliscono un intreccio negli opposti  in cui ci si ritrova legati nella complementarietà, in giochi e parti che noi scegliamo all’interno di un copione di vita. Spesso inconsapevole .
E così Marte e Giove, lei con il suo desiderio di salvezza e riscatto da una vita in cui non si è mai sentita figlia desiderata e amata, incontra lui, il suo salvatore, un uomo responsabile e terreno, pragmatico e affidabile. Ma proprio per questa sua natura che lo fa apparire più come una figura accudente e genitoriale, nel tempo sfuma la proiezione dell’innamoramento; sparisce l’attrazione fisica nutrita del mistero iniziale e rimane solo la progettualità della vita insieme, fatta dei ritmi della quotidianità e dei doveri verso i figli. 
Rimane una coppia “cameratesca”, in cui intimità e progettualità sono presenti, ma manca l’aspetto passionale che li allontana, andando a cercare in un altro esterno il desiderio di innamoramento passionale.  Ha inizio così il percorso di tradimento e di crisi che porta Marte e Giove ad un incontro di mediazione familiare.