mercoledì 4 settembre 2013

QUANDO L'AMORE MUORE



E' con pudore che guardo al capitolo piu' doloroso che tocca l'anima più profonda della persona. La perdita dell'amore, di quell'amore tanto parlato, scritto, cantato di cui ciascuno di noi ne va alla ricerca a volte non trovandolo mai . Un'amore che non si lascia racchiudere e scappa ad ogni tentativo di farsi imprigionare o comprendere. Perchè esistono idee, pensieri, bisogni, desideri sull'amore, numerosi e diversi da poter dire in fondo che è ancora uno sconosciuto. Ma quando una relazione inizia è proprio con la diversità di pensieri e bisogni che si è costruito dentro come aspettative, che si incontrano le persone, ciascuna con la sua idea dell'amore spesso taciuta e non condivisa con l'altro, ma implicitamente trasportata dalla corrente rivoluzionaria dell'innamoramento. L’amore inizia con palpiti e vampate, farfalle sullo stomaco, sogni ad occhi aperti, desiderio di stare costantemente con l’altro; inizia con l’attrazione della forza fusionale in cui si è indistinti dall’altro, un tutt’uno. L’altro è una nostra proiezione inconsapevole, risponde per una sorta di misteriosa e magica alchimia, ad ogni nostro desiderio. Si è avvolti e indistinti in un tutt’uno come due parti della stessa mela. Da questa forza rivoluzionaria e dirompente della innamoramento, nascono i legami familiari, intrisi di fiducia, stima, rispetto, di unicità rara, capace di sussistere e continuare a vivere anche senza la presenza fisica del proprio amato, che ci “entra dentro” interiorizzato. E’ da questo rapporto percepito come unico ed esclusivo, in cui si è per l’altro un” tutto” che si progetta un’intera vita insieme, la convivenza, il matrimonio e i nostri figli. La condizione imprescindibile è questo sentimento irrazionale e spesso incomprensibile che diviene la base su cui poggiare un’intera esistenza; quella della coppia. Ma la vita di coppia ricca di impegno, responsabilità, che si scontra con le fatiche quotidiane dell’esistenza mette a dura prova questo momento iniziale fatato. Inizia così la fase della separazione dalla fase fusionale dell’innamoramento che contraddistingue ogni rapporto profondo e significativo in cui si è creato legame. Se all’inizio l’altro è proiettato ed è in fondo uno sconosciuto ora inizia la vera fase di conoscenza: la poesia e il romanticismo , soppiantando la quotidianità e le fatiche dei giorni, ci fa intravvedere le altre parti del nostro partner e con esso di noi. Ora l’altro non è più il cavaliere dal cavallo bianco, l’eroe, il salvatore che ci renderà felici per sempre; l’altro inizia a farsi conoscere in tutta la sua umanità e concretezza per ciò che è davvero, in relazione agli eventi e all’interno del sistema coppia- famiglia. Questo momento può avere inizio dopo un paio di anni di convivenza, con la nascita del primo figlio o in un qualsiasi altro momento del ciclo di vita della famiglia. Una cosa è certa. L’amore non è l’innamoramento. Ma un percorso e un cammino insieme che a volte dura tutta la vita a volte si interrompe perché la meta e la direzione in uno dei due partner inizia a cambiare. Quando questo succede, il mondo ci cade addosso, ci sentiamo traditi, arrabbiati, feriti nella nostra autostima perché l’altro non ci ama più, non ci riconosce la nostra posizione privilegiata e unica nel suo mondo. Una ferita profonda che ci tocca nel cuore e nell’anima, un lutto vero e proprio. Inizia la morte dell’amore. Muore il bisogno antico che ci portiamo dentro nell’innamoramento, il bisogno di cura e sostegno, di intimità e comprensione, di ascolto e condivisione profonda, di progettualità e di quotidianità, ritualità e senso. E’ un momento terribile per chi lo sente e per chi subisce queste sensazioni. Spesso tocca ad uno dei due accorgersi e prendere una posizione responsabile anche solo comunicando di non sentire amore. Ma se l’amore è confuso con l’innamoramento e il bisogno che ci portiamo dentro è quello di fusione, si sarà votati a continui fallimenti nelle relazioni d’amore, poiché la mèta dell’amore non è la fusione ma l’interdipendenza, ossia un cammino in cui trova equilibrio l’IO- con il NOI, in cui in fondo occorre nutrirsi e ritrovarsi da soli, per sé stessi e in sé stessi. Prima o poi è sano, naturale che ciò accada, come lo è stato per ciascuno di noi recidere il cordone ombelicale della fusione per essere e diventare individui “soli” e separati dalla figura materna; ma è anche vero che il modo in cui abbiamo risolto la nostra separazione, influenzerà le relazioni future . Così non dobbiamo spaventarci se all’interno della coppia si presentano comportamenti e sentimenti di contro dipendenza, gli stessi che presenta qualsiasi adolescente che si sta separando per divenire adulto. La separazione dalla fusione necessità di messa in discussione, distanza, conflitto, negazione, e sentimenti di rabbia e odio. Sono necessari, naturali e vitali per la persona e per la coppia. Ma non di meno lasciano disarmati e danno dolore . Quando nella coppia si sente di aver perduto la nostra parte nel personaggio che implicitamente ci siamo scelti e dati ( inconsapevolmente ) la nostra vita si scompiglia, si strugge e si colma di tragedia: la perdita del nostro senso stesso dell’esistenza si colora di rabbia, dolore, disperazione e desiderio di distruzione e vendetta si affacciano dentro il nostro animo. Se nella fusione ci apparteniamo, nella interdipendenza ci liberiamo ma non senza farci e fare del male . Ma il dolore e la sofferenza di ritrovarsi delusi, soli, amareggiati non è un danno né caduta ma un percorso e una mèta che ci porterà all’evoluzione di noi come persone adulte nel mondo e con il mondo .

2 commenti: